Ho conosciuto la quasi totalità delle strade islandesi dal punto di vista privilegiato del viaggiatore in bicicletta, osservando ogni sfumatura dell’alba e del tramonto dalla porta di una tenda di tela, lottando e rimettendomi alla potenza incontrastabile del vento che soffia a raffiche di oltre 120km/h, aprendomi come un pellegrino ai consigli dei locali e stringendo con loro amicizie che si sono consolidate negli anni.

Contro ogni logica moderna di comfort e velocità, a partire dal 2013 e per le due estati successive ho deciso di (ri)prendermi il tempo che la frenesia dell’età contemporanea mi stava sottraendo, regalandomi tre viaggi lenti in sella a una robusta bicicletta di acciaio (una Surly Long Haul Trucker) attrezzata con tutto l’occorrente per essere autosufficiente (inclusi cibo e acqua) e con il materiale fotografico necessario per documentare l’esperienza.

Non sono nuovo a questo genere di approccio conoscitivo – tra i vari paesi che ho attraversato in bicicletta ci sono la Croazia, l’Irlanda, la Scozia, l’Inghilterra, il Galles, la Francia, il Marocco, la Danimarca, la Norvegia, le Isole Fær Øer… – ma partire per un viaggio senza supporto in un paese climaticamente tanto ostile ha imposto una logistica e una cura dei dettagli superiore al solito.

Non sono per natura un uomo competitivo: lascio il cronometro e le biciclette ultraleggere ad altri. Sono, al contrario, una persona lenta e riflessiva, capace di perdersi dentro un paesaggio tutto il tempo necessario per assorbirne ogni contorno. Il riconoscimento più importante del mio rapporto con il territorio islandese è arrivato dagli islandesi stessi, i quali hanno visto nella mia fotografia lo sguardo profondo del locale, non quello del turista di passaggio.

A questo riconoscimento si è anche aggiunto quello della pubblicazione di un mio scatto islandese (la cascata Kirkjufellsfoss) sulla copertina della rivista Digital Camera World e un articolo sul fotografo in bicicletta sempre sulla stessa rivista in una diversa uscita nel 2015.

Inutile dire, poi, che l’Islanda è sovente il paese al centro delle serate in cui sono invitato a parlare di viaggio lento e ricerca fotografica.

Di seguito un piccolo saggio degli scatti raccolti nei vari viaggi in Islanda. Le fotografie sono state realizzate con corpi macchina e ottiche professionali Nikon, filtri LEE Filters, treppiedi Giotto’s e Manfrotto. La postproduzione dei negativi digitali è stata fatta con il software Adobe Lightroom.

Tutte le fotografie sono coperte dal diritto d’autore.

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© fulvio silvestri